Un anno con #letturedalibraia: come vola il tempo quando si leggono bei libri!

Se vi siete persi qualche puntata, andate a recuperarli in fondo a questa pagina o nel menù del blog, non si sa mai che troviate ispirazione per la vostra prossima lettura…

Quindi, Greta, cos’hai letto di bello (e meno bello) tra aprile e maggio?

5 romanzi, 3 graphic novel, 3 saggi e 1 albo illustrato.

Dalla parte del figlio

di Giuseppe Filidoro

Un libro di cui abbiamo parlato proprio qui con l’autore

Una famiglia che sembra perfetta sotto ogni aspetto, una madre premurosa, un padre tutto d’un pezzo e un figlio obbediente. Peccato che la realtà non sia quel che si vede in superficie, ma ciò che viene celato gelosamente da ognuno.

 

Mi è piaciuto perché: l’autore ha un approccio molto interessante alla vicenda, forse influenzato dalla sua conoscenza della psiche umana e ti fa chiedere ripetutamente “Sto crescendo mio figlio nel modo giusto? Sto vivendo nella finzione?”.

Pelle d’uomo

di Hubert e Zanzim

Graphic novel di Bao Publishing pubblicato nel 2021

Una giovane donna è promessa in sposa a un uomo che neanche conosce. Le donne della sua famiglia, da generazioni, indossano una pelle d’uomo per muoversi indisturbate in una società troppo patriarcale per curarsi di loro. È così che Bianca si trasforma in Lorenzo, che diventa amico del suo futuro marito, e scopre che in realtà questi è gay.

Si tratta di un libro adatto a un pubblico adulto, che fa pensare al modo in cui i nostri preconcetti e la struttura della società tradizionale patriarcale possano rendere infelice la vita di chi la abita.

 

Mi è piaciuto perché: parla in modo inconsueto e brillante della percezione della donna nella società, in questo caso in tempi antichi, ma con chiaro riferimento all’attualità.

Perfetti o felici. Diventare adulti in un’epoca di smarrimento

di Stefania Andreoli

Il nuovo best seller della psicoterapeuta più apprezzata del momento

Un saggio che parla dei giovani adulti e degli adulti giovani a loro stessi e a tutti gli altri adulti. Una panoramica sulle relazioni che intercorrono tra generazioni diverse, con aspettative che stanno agli antipodi e che sono spesso inconciliabili con la realtà del mondo in cui viviamo oggi. La dottoressa Andreoli affronta il tema del disagio dei giovani adulti in un momento in cui le accuse reciproche sembrano prevalere sul dialogo e la richiesta di omologarsi a un irraggiungibile ideale di perfezione vince sul guardarsi davvero.

 

Mi è piaciuto perché: dopo aver letto e apprezzato molto “Lo faccio per me” (ne parlavo qui), mi sono lanciata nella lettura di questo saggio di recente pubblicazione dedicato ai ventenni e trentenni di oggi, in cui rientro anche io. Credo sia una lettura necessaria soprattutto per gli adulti che stentano a comprendere le nuove generazioni, ma anche per chi ha superato da poco i trenta e non ha ancora trovato un posto nel mondo e per chi a 20 anni è un vulcano in ebollizione ma non riesce a eruttare.

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

di Oliver Sacks

Un (ormai) grande classico della letteratura contemporanea

Un saggio mascherato da romanzo scritto da Oliver Sacks, un neurologo, medico, naturalista, ma anche grande letterato. In questa sua opera (di cui abbiamo parlato anche qui) racconta la sua esperienza in cliniche e ospedali psichiatrici, illustrando caso clinico dopo caso clinico, le storie dei suoi pazienti.

 

Mi è piaciuto perché: è interessante leggere un resoconto in prima persona dei pazienti incontrati dall’autore. Le loro storie e le loro patologie sono spesso surreali, incomprese, ai margini, ma grazie ai riferimenti clinici e scientifici, Sacks ci aiuta a comprenderne l’origine e, a volte, la cura. Consigliato a chi ha un interesse per la materia o curiosità di capire come la mente umana può uscire dagli schemi di quella che comunemente consideriamo “normalità”.

Lessico famigliare

di Natalia Ginzburg

Ho ascoltato questo libro letto da Anna Bonaiuto

Questo libro, diventato ormai un classico, racchiude la storia dell’autrice raccontata da sé stessa in un flusso di ricordi che la porta dall’infanzia all’età adulta. Natalia Ginzburg, nata Levi in una famiglia intellettuale antifascista agli inizi del Novecento, scrive questa sorta di autobiografia concentrandosi sui membri e sulle abitudini della propria famiglia: sembra una galleria di ritratti in cui ognuno ha i suoi modi di fare e di dire, con veri e propri tormentoni che fanno sorridere tanto l’autrice quanto il lettore, che si trova immerso in una realtà così ben descritta da sembrare un film.

 

Mi è piaciuto perché: le parole in genere, le frasi idiomatiche e i vezzi linguistici tipici di ogni famiglia sono aspetti che trovo molto interessanti, e questo titolo ne è ricco. Interessantissimo anche l’intrecciarsi sulla pagina (e nella realtà) di personaggi appartenuti a un’Italia intellettuale, con ideali forti e “pericolosi”, come il marito Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Giulio Einaudi, la famiglia Olivetti e altri.

Nota di merito alla mia scelta (casuale) di ascoltare questo libro, invece di leggerlo, facendomi guidare dall’attrice Anna Bonaiuto in un viaggio tra le cadenze e gli accenti di tutta Italia e non solo.

Una piccola pace

di Mattia Signorini

Ispirato dalla storia vera dei soldati che diedero vita alla “Tregua di Natale”

La vita di un giovane fuciliere inglese, William Turner, che si arruola come volontario durante la Prima guerra mondiale e si trova a combattere nel dicembre del 1914 sul fronte inglese nella battaglia di Ypres. Vengono toccati i temi dell’amicizia, dell’amore, dell’importanza di tramandare di generazione in generazione la speranza di un mondo migliore, in cui gli uomini possano vivere in pace.

Non mi è piaciuto perché: ho fatto fatica ad arrivare alla fine, nonostante sia un libriccino molto sottile. L’ho trovato a tratti frettoloso, come se l’autore volesse condensare troppi avvenimenti sulla pagina senza approfondire i personaggi e i fatti che li circondano. Forse, però, come accade con molti dei libri che ci troviamo tra le mani, era solo il momento sbagliato per leggerlo.

La campana di vetro

di Sylvia Plath

L’unico romanzo dell’autrice, voce fortemente discussa e apprezzata in ambito femminista

La protagonista di questo romanzo è Esther, una studentessa di provincia vincitrice del soggiorno offerto da una rivista di moda, a New York. Intorno a lei, l’America spietata e maschilista degli anni ’50: la campana di vetro del titolo che nel proteggerla le toglie il fiato, l’alternativa a cui sarà per Esther farsi cullare dal fascino soave della morte. Il libro è fortemente autobiografico e narra con agghiacciante semplicità la depressione e la malattia mentale.

Mi è piaciuto perché: nonostante sia una lettura dolorosa, a tratti cruda, l’autrice riesce a tratteggiare con naturalezza ogni aspetto della vita e delle sensazioni della protagonista, facendoci empatizzare e soffrire con lei dall’inizio alla fine.

Le piccole libertà

di Lorenza Gentile

Una lettura leggera per staccare la testa, ma senza scadere nella banalità

Oliva ha trent’anni e si trova in un momento apparentemente positivo della sua esistenza: si sta per sposare, a breve firmerà il suo primo contratto a tempo indeterminato e la sua famiglia sembra aver trovato un equilibrio dopo aver passato tempi burrascosi. Un giorno riceve un messaggio da sua zia, con cui il padre ha chiuso i rapporti molto tempo prima, che le chiede di recarsi urgentemente a Parigi. Da quel momento in poi la vita di Oliva cambierà drasticamente…

Mi è piaciuto perché: è una lettura piacevole che ti mette in pace con te stesso e con il mondo. Ci sono tanti temi, il lavoro, la famiglia, le passioni, le costrizioni sociali, l’amicizia vera, l’essenza delle persone. La narrazione permette di immergersi nella storia come se fosse un film, a passeggio tra le strade di Parigi e oltre, dove la vita può portarci se solo le permettiamo di prendere la direzione giusta.

C’era una casa a Mosca

di Alexandra Litvina e Anna Desnitskaya

Un albo illustrato di grandi dimensioni dedicato alla storia e cultura russa

Tra illustrazioni e fonti documentali reali, si sviluppa la storia di una famiglia in un appartamento moscovita, dal 1902 ai nostri giorni. Più di un secolo di avvenimenti che si riflettono sulle vicende umane dei componenti della famiglia e non solo: la casa cambia forma, aspetto, ospita più famiglie contemporaneamente oppure adatta la sua destinazione d’uso, facendo toccare con mano al lettore tutta una serie di cambiamenti culturali e sociali che si sono avvicendati nella storia della Russia.

Mi è piaciuto perché: poter seguire la storia della famiglia che si allarga, che cambia, che si adatta a situazioni inusuali dettate dagli avvenimenti storici è sicuramente un ottimo modo di approcciarsi alla cultura russa e sovietica.

Non mi è piaciuto perché: spesso ho avuto l’impressione che senza una conoscenza solida della storia e tradizione russa non avrei capito granché. Intuisco che il libro sia nato per un pubblico russo o comunque di origini russe, e a un pubblico italiano non “preparato” (soprattutto se giovane) potrebbe risultare quasi noioso.

In fondo basta una parola

di Saverio Tommasi

Uno dei giornalisti più conosciuti del web (si) racconta

Il giornalista conosciuto per i suoi controversi video su Fanpage analizza il mondo che ci circonda utilizzando 50 parole. Per ognuna di queste parole fa una riflessione più o meno profonda con riferimenti alla sua esperienza autobiografica e alle vicende dell’attualità e della storia.

Mi è piaciuto perché: sa affrontare con semplicità tematiche fondamentali del nostro vivere quotidiano nel mondo: l’immigrazione, la diversità, il suicidio, la depressione, la famiglia, i legami. Il tutto, poi, è sempre permeato di una critica sociale evidente e necessaria per smuovere le nostre coscienze con efficacia.

Non mi è piaciuto perché: una volta finito, non mi ha lasciato un ricordo vivo e vivido di quello che avevo letto, come se non mi avesse segnato o appassionato a sufficienza.

Il cacciatore di aquiloni – la graphic novel

di Khaled Hosseini, illustrato da Fabio Celoni con colori di Mirka Andolfo

Un best seller nella sua versione illustrata

La famosissima storia di Amir e Hassan, due giovani ragazzi che vivono a Kabul e sono amici nonostante Hassan sia un hazara, l’etnia inferiore, e suo padre lavori come servo del ricco padre di Amir. La loro amicizia continua nell’indifferenza di questa condizione, fino a che Amir, preso dell’invidia e dalla gelosia, non si macchierà di una colpa inconfessabile.

Mi è piaciuto perché: non avevo mai letto il romanzo da cui è tratta questa graphic novel, e quando mi ci sono imbattuta ho deciso di dargli una possibilità. Le illustrazioni e la storia mi hanno profondamente toccata. Si tratta di un racconto emozionante, duro, doloroso che ci porta nella vita di due bambini e ci permette di accompagnarli fino alla vita adulta. I colori dei disegni a volte caldi e a volte freddi descrivono perfettamente ogni momento del racconto e lo arricchiscono di pathos.

Trilogia esplicita

di Fumettibrutti

Romanzo esplicito, P. La mia adolescenza trans e Anestesia, tre titoli, un solo volume

L’autobiografia dell’autrice in tre tappe, sotto forma dei disegni scarni e spogliati da qualsiasi abbellimento che rappresentano il suo marchio di fabbrica. Nella prima parte l’autrice racconta la storia di un amore per lei importante, seguito dalla sua dolorosa evoluzione, in cui il sesso è il protagonista assoluto. Con la seconda parte, torna agli anni della scuola, in cui scopre la sua identità di genere e fa i conti con le complicazioni che questo comporta nell’accettazione del proprio corpo. La trilogia si chiude con la volontà di sfidare gli ostacoli che tribunali, istituzioni e aspettative sociali seminano sulla via della piena realizzazione di sé.

Mi è piaciuto perché: il suo modo di disegnare e di coinvolgere il lettore è innovativo, fresco, molto “esplicito”, come il titolo lascia suggerire… Ho provato emozioni contrastanti, il che credo sia un bene poiché significa che quest’opera è riuscita a smuovere in me qualcosa di profondo.

Non mi è piaciuto perché: nonostante comprenda la volontà di far passare il messaggio con quanta più forza possibile, l’ho trovato troppo crudo.

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